È una raccolta di fatti di ordinaria amministrazione ignoti al pubblico, al quale vengono forniti i soliti luoghi comuni sul mondo della scuola, accaduti nel corso dell’anno scolastico 2009-2010, a mia moglie (insegnante come me ma, all’epoca, ancora in servizio).
Dalla recensione di Silvia Leuzzi. Il libro di Danila e Marco, edito da Ala Libri di Livorno, pur nei suoi tratti quasi comico grotteschi, propri della mentalità toscana, è molto amaro; rappresenta molto bene il logorio della vita degli insegnanti, costretti dalla legislazione vigente ad andare in pensione in età avanzata, a essere costantemente aggiornati e flessibili, a sopportare, soprattutto per alcune materie d’insegnamento, la continua perdita di posto, con conseguente pendolarismo sfiancante per un giovane, figuriamoci per un sessantenne!
È amaro nella sua leggerezza lessicale, perché ci rappresenta il futuro, letto negli occhi e nei gesti degli alunni; il loro disorientamento è lo specchio di una società che si è spogliata dai tabù del passato senza discernimento, rimanendo vuota, attaccata a stereotipi feticci, che alimentano la frustrazione e la solitudine.
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