Seconda edizione
Dalla parte di Medusa – I misteri nelle ombre
Iniziato nel mese di ottobre del 2009 e ultimato nel 2011 e pubblicato in prima edizione nel 2012 con altro editore, trae origine da un evento di cronaca: il suicidio, nel 1910, di un uomo, massone e anarchico, che sembra abbia preferito togliersi la vita piuttosto che eseguire l’ordine di assassinare un uomo.
È per cercare di recuperare il matrimonio che sta andando in frantumi che Giovanni Adami (Nanni) si mette a indagare sulla morte del bisnonno di sua moglie Gaby, una donna controversa e animata da mille passioni. Una morte avvolta nel mistero, di cui non si parla in famiglia.
L’uomo, sposato e padre di cinque figli, si è tolto la vita il 4 dicembre 1910 con una vecchia pistola arrugginita premendo il grilletto ben 5 volte perché i 4 precedenti colpi non erano esplosi. Il poveretto ha penato anche per darsi la morte, commenta il cronista del quotidiano locale Il Telegrafo.
Oreste Nosis era un uomo semplice, uno scaricatore di porto, un navicellaio semi analfabeta, ma aveva le idee chiare: massone, anarchico e anticlericale credeva nell’onestà, nella solidarietà, nella giustizia e nella legalità. Una vita intensa, la sua, audace, divisa tra l’irrequietezza del pensiero anarchico e i solidi principi della massoneria.
Perché dunque si è ucciso?
Per non dar seguito all’ordine di giustiziare, nell’ambito degli anarchici, un altro essere umano – così, da due generazioni, si continua a mormorare in famiglia – e per non trasformarsi in un sicario. Proprio come Perseo. Una nobile diceria alla quale, in fondo, non ha mai creduto nessuno.
È a questa domanda che ha percorso, quasi mai pronunciata, tutta la storia della famiglia di Gaby, che Nanni, il marito, intuendo quanto l’inquietudine della moglie abbia radici lontane, vuol tentare di rispondere.
Sarà un’altra donna, Sonia Irene Ferreyra, che Nanni incontra per caso in una biblioteca durante le sue ricerche storiche, a portarlo sulla via della verità, anche personale.
Ed ecco che la storia dei primi del Novecento prenderà a snodarsi davanti ai loro occhi nella ricchezza delle passioni, degli amori, degli ideali propri di quel periodo, quando Giolitti, per controllare il malcontento popolare, comincerà abilmente ad aprire alle prime organizzazioni di lavoratori. Il tutto mentre sullo sfondo si sta preparando la guerra Italo-Turca per la conquista della Libia.
E così i tre filoni narrativi (il primo affollato dai personaggi della Livorno popolare, colorita, vivace, piena di energia e di speranze; il secondo, quello dei nostri giorni, più meditativo e tormentato e l’ultimo quello documentale storico) si intrecciano, illuminandosi a vicenda e trovando, forse nell’ieri, le ragioni dell’oggi, fino alla conclusione che, come nei veri romanzi gialli, riserverà una sorpresa dall’intenso sapore catartico.
“Nulla è cambiato in migliaia di anni”, si sorprese a pronunciare, Duccio, e dicendo ciò, volò – chissà perché – con la mente a Firenze, in Piazza della Signoria, immaginando tutte quelle statue, quelle opere d’arte ammirate da tutto il mondo. In quella piazza, raccolta in pochi metri, c’è l’essenza della bestialità dell’uomo, del maschio …». Storia e riflessione morale, dunque, non sono mai disgiunte in queste pagine. Avvicinare lo sguardo al ruolo delle logge massoniche a Livorno nei primi del Novecento diventa non tanto pretesto per uno studio romanzato di storia, quanto occasione per delineare le strane, inafferrabili alchimie che trasformano le esperienze di vita vissuta ed i sentimenti individuali in carica ideologica e impegno politico, l’immodificabilità dei rapporti di subordinazione sociale anche all’interno di movimenti nati con l’intento ufficiale di rifondare una società nuova e più giusta, nonché i percorsi sotterranei e tortuosi attraverso cui il passato ritorna a noi ed influenza le nostre vite sia nella dimensione collettiva che in quella privata (dalla Prefazione di Maria Giovanna Missaggia).
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